Ieri, durante la lezione di religione, abbiamo discusso dell'argomento: autismo.
Sono state dette più o meno sempre le stesse cose: i manicomi andavano male, però le famiglie non riescono a gestire la situazione, no io conosco gente che ci riesce, sì ma nella maggior parte dei casi ... e via di questo passo. Quello che mi ha colpito maggiormente è stato che tutti, indistintamente, si ostinavano a considerare il problema dalla parte della famiglia o di chi si deve prendere cura della persona autistica. Nessuno che abbia tentato di capire come deve essere la vita per una persona con questa malattia, nessuno.
Questo mi ha fornito uno spunto per una riflessione più ampia su tutta la nostra società.
Alla fine, sono giunta alla conclusione che abbiamo paura, tutti. Abbiamo paura dell'ignoto (che è la paura più vecchia del mondo), abbiamo paura di quello che non capiamo, e non ci tentiamo neanche. L'autismo ne è una prova lampante: visto che non capiamo i meccanismi che operano nella mente di chi è autistico, semplicemente non ci poniamo il problema di capire. Andiamo avanti con le nostre discussioni morali (o forse moraliste) sulla chiusura dei manicomi che è stata un bene, però le famiglie non riescono a gestire la situazione, no io conosco gente che ci riesce, sì ma nella maggior parte dei casi .... Andiamo pure avanti così, e non capiremo mai. Non serve aggirare gli ostacoli; non serve, se ci preme discutere del problema degli autistici e del loro ruolo nella nostra società, parlare invece di ciò che c'è intorno.
Per una volta, si potrebbe provare a partire dal nocciolo della questione e andare verso gli argomenti secondari, piuttosto che partire da questi ultimi e, spesso, fare di tutto per non arrivare al cuore vero e proprio dell'argomento.